Florian Ledoux, francese, pluripremiato fotografo naturalista con una passione sconfinata per l’Artico, usa la fotografia come strumento per raccontare le storie silenziose dell’ambiente e della fauna polare, in particolare degli orsi bianchi, simboli vulnerabili di una regione in rapido cambiamento.
Armato di tecnologie all’avanguardia come il DJI Mavic 3 Pro Cine, un drone dotato di un sistema a tripla fotocamera, Ledoux cattura immagini mozzafiato senza interferire con il comportamento naturale degli animali. La fotocamera Hasselblad integrata, da 24 mm di focale equivalente e con un sensore CMOS in formato 4/3, permette riprese in 5,1K/50 fps e 4K/120 fps, garantendo una qualità d’immagine straordinaria anche nelle condizioni più estreme. Con la modalità D-Log M a 10 bit, Ledoux riesce a registrare fino a un miliardo di colori, valorizzando ogni sfumatura del paesaggio artico e restituendo una realtà visiva che trasmette la fragilità e la bellezza del mondo polare.
Storia antica e tecnologia nuova
La sua ossessione per l’Artico ha radici profonde e si collega a un’altra tradizione eroica di esplorazione. Da millenni, l’umanità ha cercato di spingersi oltre il Circolo polare artico, una regione conosciuta per i suoi pericolosi oceani e le condizioni climatiche estreme. Questa avventura si crede sia iniziata nel 325 a.C. con Pitea, un navigatore greco che raggiunse un mare ghiacciato.
Nel 1926, il dirigibile “Norge”, pilotato dall’italiano Umberto Nobile, accompagnato da Roald Amundsen e Lincoln Ellsworth, sorvolò per la prima volta il Polo Nord. L’esplorazione dell’Artico, come la fotografia di Ledoux, è un’impresa che richiede tenacia, determinazione e una visione chiara di ciò che si vuole raccontare.
Per lui, la fotografia è una forma d’espressione, uno strumento per dar voce a chi non può parlare: gli animali e l’ambiente. Il suo lavoro non è solo estetico, ma è anche un invito a riflettere sulla conservazione del pianeta. Gli orsi polari, protagonisti dei suoi scatti, rischiano l’estinzione a causa del riscaldamento globale e dello scioglimento dei ghiacci. Questo rischio è così concreto che il 27 febbraio è stata proclamata la Giornata Mondiale dell’Orso Polare, istituita dall’organizzazione Polar Bears International per sensibilizzare sul destino incerto di questa specie. Secondo il WWF, entro 35 anni potremmo perdere oltre il 30% degli esemplari attualmente esistenti.
Il mondo polare: un’ossessione
La passione di Florian Ledoux per l’Artico nasce fin da giovane, attratto dalla bellezza selvaggia di questo ambiente estremo. Il suo primo incontro con un orso polare è stato un momento di svolta. Colpito dalla forza e vulnerabilità di questi animali, ha deciso di dedicarsi alla loro causa. Si può ben dire che l’arrivo dei droni costituisce un secondo punto di svolta nel lavoro di Florian. Questa tecnologia apre nuove prospettive non solo per i fotografi, ma anche per i ricercatori, fornendo preziose informazioni per la conservazione della natura.
Florian e il suo team trascorrono mesi in condizioni estreme, vivendo in spazi ristretti e sfidando il freddo artico. Questa dedizione permette loro di osservare e documentare momenti intimi della vita degli orsi polari, dai rituali di caccia alla relazione tra madri e cuccioli. Per Ledoux, ogni scatto è un’opportunità per connettersi profondamente con la natura e condividere queste storie con il mondo.
Il cambiamento climatico nell’Artico
Durante le sue spedizioni, Florian ha osservato gli effetti del riscaldamento globale sull’ambiente artico. Lo scioglimento dei ghiacci è ormai visibile a occhio nudo. Uno degli episodi più sorprendenti documentati dal suo team ha per protagonista un orso polare che caccia insolitamente una renna: un comportamento adattivo alla diminuzione del ghiaccio marino, che rende sempre più difficile cacciare le foche, preda principale degli orsi.
Tecnologia ed etica
L’uso dei droni ha rivoluzionato il modo in cui Florian approccia la fotografia naturalistica. Grazie a questi dispositivi, può catturare dettagli intricati senza interferire con la fauna. Il DJI Mavic 3 Pro Cine, con la sua capacità di zoom, permette a Ledoux di mantenere una distanza di sicurezza, riducendo lo stress sugli animali e consentendo osservazioni più accurate e rispettose dell’etica ambientale. Questo approccio contribuisce a una fotografia responsabile e alla ricerca scientifica, aprendo nuove possibilità di studio e conservazione.
Il vero artista non è l’uomo
Florian Ledoux (guarda il video realizzato con il drone DJI) non si considera l’artista dietro le straordinarie immagini che cattura, ma piuttosto un messaggero della vera artista: la natura. Attraverso le sue osservazioni, dai ghiacci che si sciolgono all’adattabilità della fauna, Ledoux desidera sensibilizzare il pubblico sugli effetti del cambiamento climatico, ma senza fare leva sulla paura. È convinto che mostrando tutta la bellezza del mondo naturale convincerà le persone a muoversi per difenderlo. In fondo, è un altro modo per dire, come già fece lo scrittore Fëdor Dostoevskij, “La bellezza salverà il mondo”.