I droni sono compagni fedeli di viaggio e di esplorazione, ma non sono né fotocamere né telefoni cellulari. Prima di fermarsi e decidere di fare decollare il proprio velivolo è prudente domandarsi se e come, nel posto in cui ci troviamo, sia legale il volo dei droni.

I droni, o più tecnicamente gli UAS, aeromobili senza equipaggio, sono infatti sottoposti a una serie di vincoli, che perlopiù valgono sull’intero territorio dell’UE e che si applicano in modo analogo anche a molti altri Paesi extra europei.
Esistono sostanzialmente due tipi di luoghi interdetti ai droni:

  • Luoghi generici in cui si verificano condizioni tali da rendere pericoloso o illegittimo il sorvolo dei droni.
  • Luoghi considerati inviolabili o severamente ristretti perché considerati zone sensibili, come per esempio aeroporti o aree militari.

Non sempre, tuttavia, le restrizioni di volo sono legate esclusivamente a problemi di sicurezza. Questi limiti servono anche a proteggere la privacy delle persone o a tutelare diritti di immagine, per esempio quando si sorvola uno stadio in cui si svolgono competizioni sportive i cui diritti appartengono a emittenti televisive pubbliche o private.

L’EASA (European Union Aviation Safety Agency), l’agenzia Europea per la sicurezza dei voli, ha stabilito che si debba sempre e comunque rispettare queste regole e non si possa fare volare i droni:

  • Sopra i 120 metri
  • A meno di 50 metri da persone e proprietà
  • A meno di 150 metri da folle e aree edificate
  • Vicino agli aeroporti
  • Vicino ad altri droni
  • Nelle aree protette
  • In zone con concentrazioni inusuali di persone
  • Nell’ambito di assembramenti di persone, cortei, manifestazioni sportive

Come abbiamo accennato, si tratta di luoghi e regole legati alla sicurezza e alla protezione delle persone coinvolte. Il buon senso e la prudenza, quindi, sono già un ottimo radar per capire se possiamo o no fare volare il nostro drone.
Non è sempre scontato, tuttavia, rendersi conto che si sta violando una di queste regole e, inoltre, non sempre ci si accorge di essere in una zona sottoposta a “no Fly”, divieto di volo.

Per questa ragione, nel nostro articolo suggeriremo:

  • Le fonti disponibili per conoscere regole e restrizioni geografiche
  • Come interpretare le fonti e a chi rivolgersi per superare i divieti di volo
  • Gli strumenti in dotazione ai droni DJI per rispettare i confini di volo
  • Come agire quando il drone perde il contatto con il pilota e vola in autonomia

Ecco, nel frattempo, alcune semplici operazioni da fare prima di decidersi al decollo:

Selezionate la classe di peso del vostro drone e pianificate il vostro volo:

  • Stabilite qual è lo scopo del volo: riprese aeree professionali o amatoriali, esplorazione, gioco…
    • Tracciate una probabile traiettoria di volo
    • Stabilite qual è la zona in cui volerete e verificate se esistano restrizioni specifiche per l’ingresso dei droni

Anche se maneggiate un drone di piccole dimensioni e al di sotto dei 250 grammi, insomma, iniziate a calarvi nel ruolo di pilota, a cui è delegata la sicurezza del mezzo, delle persone e delle cose che si incrociano durante il volo.

Posso volare qui? Ecco le fonti da interrogare

Sul sito della EASA troverete a colpo sicuro le informazioni più aggiornate sullo spazio aereo limitato. In alternativa, si può usare la D-Flight web app della D-Flight, che è l’azienda delegata da ENAC a fornire i servizi per la navigazione destinati ai futuri utenti dello U-Space, vale a dire lo spazio aereo dei droni. L’app consente di verificare, di volta in volta, se un luogo preciso è sottoposto a restrizioni.

Controllate anche i siti web delle autorità aeronautiche nazionali (AAN) e procuratevi le informazioni necessarie per il paese in cui intendete far volare il vostro drone. L’EASA mette a disposizione un elenco in ordine alfabetico che raccoglie tutti i 27 Paesi membri dell’Ue, ma anche Svizzera e Islanda. Il link italiano vi farà atterrare (è il caso di dirlo) sulla pagina D-Flight dedicata alle mappe e ai consigli per consultarle.

Alcune autorità aeronautiche nazionali offrono grafici digitali che potete controllare online. In altri casi potreste imbattervi in un link collegato a grafici di documenti aggiornati, che potete scaricare.

Se vi trovate nel Regno Unito, consigliamo la lettura del sito della Civil Aviation Authority, mentre negli Stati Uniti è una tappa obbligatoria la pagina della Federal Aviation Administration.

Come abbiamo detto, i piloti hanno la responsabilità della sicurezza del proprio mezzo e delle persone che possono incrociarlo. C’è grande abbondanza di fonti per documentarsi sulle norme che regolano il volo degli UAS e sul sito dell’ENAC ne trovate un elenco completo.

Si suggerisce di attingere anche ai documenti pubblicati da ENAV in AIP Italia, a cui si accede previa registrazione gratuita. Il sito di D-Flight, infatti, avverte che la sua mappa potrebbe ancora mostrare qualche lacuna all’interno dei pop-up attivati con un clic sulle immagini, e potreste non trovare gli orari e i giorni in cui talvolta, in alcune aree, il volo è consentito. Il sito cita l’esempio dei “Parchi naturali e zone soggette a protezione faunistica”, per il quale, ma non è il solo caso, occorre consultare lo specifico documento ENR.

Le Geo Zone

Mentre vi documentate sulla possibilità o meno di fare volare il vostro drone in una zona specifica, vi imbatterete nel termine Geo Zone. La definizione ufficiale è “porzioni di spazio aereo dove sono facilitate, ristrette o escluse” le attività degli aeromobili senza equipaggio.
A queste aree gli Stati dell’Unione Europea possono applicare un codice colore che permette immediatamente di capire a quali e quante restrizioni sono sottoposte.

Il rosso si applica alle Geo Zone escluse. In questo caso a ogni classe o ad alcune classi di drone i voli sono proibiti. Non è consentito alcun accesso a questi velivoli.

Con il colore giallo si etichettano le Geo zone ristrette, in cui le attività degli UAS sono “limitate e sono soggette al rispetto dell’insieme delle condizioni imposte in queste zone”. È probabile che vi troviate nei pressi di aeroporti, eliporti, installazioni militari, parchi nazionali, ospedali, centrali nucleari o altri siti industriali di grande rilevanza. In questo caso, occorre un’autorizzazione preventiva di volo da parte dell’autorità nazionale. Alcuni paesi mettono a disposizione un’app che permette anche di inoltrare la domanda, ma aspettatevi almeno qualche giorno di attesa per la risposta. Se state pianificando un viaggio e avrete il tempo contingentato, è meglio anticipare questa operazione.

Come immaginabile, al colore verde corrispondono le Geo zone facilitate, aperte, quelle in cui vostro drone può volare liberamente, fatte salve le regole generali e quelle che si applicano alla classe del vostro modello.
Prima di chiedervi dove volare, infatti, è meglio mettersi in regola con tutti gli obblighi previsti per gli UAS, in base alle categorie di appartenenza:

  • UAS con etichetta di marcatura di classe: i droni devono essere dotati di un’etichetta di identificazione di classe da C0 a C4
  • UAS autocostruiti: i droni costruiti privatamente sono permessi, a condizione che siano stati costruiti per uso personale e non acquistati come kit pronti all’uso.
  • UAS senza etichetta di marcatura di classe: sono permessi solo se immessi sul mercato europeo prima del 31 dicembre 2023.

I piloti o semplici manovratori devono invece soddisfare questi requisiti:

  1. Registrazione obbligatoria per tutti gli operatori sul portale d-flight.
    Una volta registrati, assicuratevi di apporre il vostro numero di identificazione operatore UAS (QR code) sul drone. Se il drone pesa meno di 250 g (categoria C0) e non è dotato di strumenti per la trasmissione e registrazione audio o video, la registrazione non è obbligatoria e non lo è a maggior ragione se il dispositivo è qualificato come “giocattolo”.
  2. Attestato di Pilota per UAS rilasciato dall’autorità nazionale competente: riguarda tutti i proprietari di modelli di peso uguale o superiore a 250 g. A seconda dell’etichettatura applicata al drone, può essere sufficiente il superamento di un esame online o essere necessario un esame pratico.
  3. Assicurazione: è necessaria una copertura assicurativa per la responsabilità civile, adeguata al tipo di attività che si intende svolgere. È consigliabile, quando possibile, anche per i modelli per i quali non è obbligatoria.

Drone in fuga: attenzione al Fly-away!

Si parla di fly-away quando un drone perde la connessione con il radiocomando del pilota e si allontana senza possibilità di controllo. Ci si può trovare in una situazione simile anche quando, per qualsiasi ragione, il drone si sgancia dal segnale GPS e non è possibile avviare la procedura Return to Home (RTH), grazie alla quale il velivolo torna alla base anche senza essere manovrato direttamente dal pilota.
Quando vi capita un Fly-away, a prescindere dal luogo in cui vi trovate, siete chiamati ad avvertire le autorità locali competenti, quali:

  • l’autorità aeronautica nazionale (https://www.easa.europa.eu/en/domains/civil-drones/naa) del paese in cui state “volando”
  • il controllo del traffico aereo, nel caso abbiate un’autorizzazione di volo vicino a un aeroporto o, in ogni caso, a una zona soggetta a restrizioni. Dovrete specificare la rotta intrapresa dal drone, la velocità, l’altitudine, e magari l’autonomia residua della batteria
  • Ultima, in ordine di urgenza, la vostra compagnia di assicurazione

    I proprietari di droni DJI hanno a disposizione due opzioni in più, purché le registrazioni di volo siano sincronizzate con il velivolo. È possibile infatti segnalare un “drone in fuga” tramite il Flyaway Reporting o consentire al Supporto DJI di aprire la pratica per voi. È del tutto evidente che questo tipo di avaria rischi di vanificare i vostri sforzi di rispettare limiti e regole di no fly. La tecnologia integrata nei droni, però, spesso può rivelarsi l’alleato più prezioso per non sgarrare e rispettare i confini di volo a cui siete obbligati.

Geofencing e altri strumenti per non superare i limiti

Molti droni DJI sono in possesso della funzione di geofencing integrata, che avverte automaticamente se si viola un’area di no fly. La parola fence in inglese significa recinto, ed è sostanzialmente questo che fa lo strumento in dotazione agli UAS DJI: crea una recinzione virtuale che il drone non può oltrepassare.

Il sistema di geofencing integrato sfrutta la posizione GPS e altri segnali satellitari di navigazione per avvisare gli operatori che si sta oltrepassando un luogo tutelato per ragioni di sicurezza nazionale o di sicurezza aerea. Se ci si trova accidentalmente a volare in un’area soggetta a restrizioni, il drone spingerà autonomamente sull’acceleratore per rientrare al più presto in una zona consentita.  Se invece non vi siete proprio accorti che siete nel mezzo di una “no fly zone” e vi accingete a fare partire il vostro drone, non stupitevi se non lo vedrete alzarsi, perché ha già registrato il segnale GPS che gli vieta il volo. In assenza di un segnale satellitare in partenza, il vostro velivolo potrebbe anche decollare, salvo tornare subito a terra non appena agganci un segnale GPS.
Malgrado i continui passi avanti fatti da questa tecnologia, anche nella versione 2.0, al momento sconsigliamo di affidarsi totalmente ad essa per rispettare le zone di non volo, e di integrarla sapientemente con il proprio buon senso e, soprattutto, una attenta lettura delle mappe disponibili.

In compenso, esistono altri strumenti montati sui droni DJI che aiutano al rispetto delle regole e dei confini di volo. La limitazione automatica dell’altitudine, per esempio, che può essere impostata nelle app di controllo del volo DJI, è utilissima per non superare il tetto dei 120 m di altezza dal suolo.

La già citata funzione Return-To-Home limita i rischi di flyaway nel caso il drone perda il contatto con il radiocomando per interferenze o per un drastico calo di energia di riserva nella batteria. A questo proposito, la tecnologia Sense-and-avoid, presente nei recenti modelli prodotti da DJI, è in grado di mantenere sempre il controllo sull’autonomia del drone e sull’efficienza garantita dalla batteria.

Infine, come non citare lo strumento di monitoraggio del traffico aereo ADS-B standard installato su tutti i droni con AirSense. DJI AirSense è un sistema di allarme che utilizza la tecnologia ADS-B per fornire ai piloti di droni una maggiore consapevolezza della situazione e aiutarli a prendere decisioni responsabili durante il volo. Questa funzione raccoglie i dati di volo inviati automaticamente dai velivoli vicini dotati di trasmettitori ADS-B, analizzandoli per rilevare potenziali rischi di collisione e avvisare gli utenti con largo anticipo attraverso l’app mobile DJI.

Occorre ricordare che le nuove regole adottate dall’Unione Europea prevedono, per il futuro, che tutti i droni siano dotati di sistemi di riconoscimento che ne consentano l’identificazione da remoto e in volo, e andranno a integrare e sostituire il QR Code applicato attualmente ai droni con etichettatura, diciamo così, artigianale. 

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