Si moltiplicano settori e attività in cui i droni dimostrano di poter dare un contributo, nuovo e decisivo, al servizio di comunità locale o, addirittura, dell’intero pianeta. È proprio il caso di questa felice collaborazione tra DJI, il Laboratorio di Robotica Ambientale del Politecnico di Zurigo (ETH Zurich) e l’ONG ambientale Wilderness International, con sostegno della Audi Environmental Foundation. Nell’ambito di un progetto rivoluzionario, che unisce tecnologia e progetti di conservazione, i droni DJI stanno svolgendo un ruolo fondamentale nel trasformare il modo in cui possiamo monitorare e comprendere la biodiversità. L’idea, che è già un successo, consente di sfruttare il potenziale dei droni per raccogliere DNA ambientale (eDNA) da aree precedentemente inaccessibili, in particolare dalle chiome degli alberi nelle foreste pluviali.

Il drone DJI Matrice 350 al lavoro nella giungla peruviana. © Wilderness International

Così DJI Matrice esplora tra le foglie

Per biodiversità si intende l’insieme delle differenze genetiche, di specie e di interi ecosistemi che compongono il nostro complesso pianeta. Da essa dipende l’equilibrio della vita, la varietà e l’abbondanza delle risorse di sviluppo per l’uomo, la tenuta dell’ambiente di fronte a possibili mutamenti grandi e piccoli (alterazioni climatiche, ma anche epidemie o violente eruzioni vulcaniche), nonché la sopravvivenza di piccole comunità umane e delle loro tradizioni.
I metodi tradizionali di monitoraggio della biodiversità si sono spesso dimostrati lunghi, costosi e di portata limitata. Ecco che il progetto eDNA offre una soluzione innovativa.
Grazie all’aggiunta di un braccio robotico, appositamente progettato, ai droni della serie DJI Matrice, i ricercatori possono ora raccogliere in modo sicuro ed efficiente campioni di eDNA dalla chioma degli alberi, una componente ricca di vita, ma difficile da raggiungere.

Il “censimento” della festa pluviale

Questo nuovo approccio non solo accelera i tempi di ricerca, ma riduce l’impatto ambientale, fornendo un metodo economico e sostenibile per colmare le lacune critiche di conoscenza in regioni inesplorate. L’eDNA raccolto dai droni permette agli scienziati di identificare le specie che abitano e occupano un’area geografica analizzando le tracce di codice genetico lasciate dai diversi organismi sulla vegetazione. Questa tecnica è particolarmente preziosa per studiare la biodiversità degli strati superiori delle foreste pluviali, dove si stima che risieda il 60-90% delle specie, ma che, storicamente, sono sempre state censite in difetto, a causa della difficoltà a raggiungere ed esplorare l’habitat.

Un successo di squadra

Dall’inizio del progetto, nel marzo 2024, sono stati raccolti 36 campioni in tre diverse località della foresta pluviale peruviana, aree sotto la protezione di Wilderness International. L’analisi dell’eDNA sta fornendo informazioni preziose sulla biodiversità di queste regioni, supportando gli sforzi per la conservazione dell’ONG.
Il successo del progetto dimostra il potenziale di innovazione della tecnologia dei droni nella ricerca scientifica e nella conservazione. La collaborazione tra DJI, ETH Zurich e Wilderness International, supportata dalla Audi Environmental Foundation, evidenzia inoltre la necessità e il valore di partnership internazionali per promuovere positive sperimentazioni nella ricerca, che abbiano un impatto significativo nella salvaguardia dell’ambiente e nel progresso della conoscenza.
Guardando al futuro, Wilderness International prevede di estendere l’uso di questa tecnologia alle loro aree protette in Canada. E l’applicazione globale di questo metodo promette di colmare le tante lacune che ancora ostacolano la ricerca sulla biodiversità a livello mondiale. DJI continua a forzare i confini del possibile, dando a individui e organizzazioni gli strumenti per fare la differenza nel mondo. Il progetto eDNA è una testimonianza dell’impegno di DJI nell’innovazione e nella costruzione di un mondo migliore attraverso la tecnologia.

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