Il DJI Flycart 30 affronta senza problemi il freddo. E lancia un messaggio importante sulle condizioni di vita degli Sherpa che puliscono la montagna

DJI, l’azienda leader nella produzione di droni, ha recentemente pubblicato un video particolarmente interessante, per almeno due ragioni. La prima è di natura tecnica: il modello DJI Flycart 30 è perfettamente operativo malgrado le condizioni climatiche proibitive del Monte Everest. La seconda è di carattere sociale, e riguarda la vita degli Sherpa che sono solitamente addetti alla pulizia dei rifiuti.

Il filmato mostra infatti il drone aiutare questi operai delle vette a raccogliere incredibili quantità di immondizia abbandonata dagli scalatori sui fianchi della “cima del mondo”. Fa luce, insomma, su uno spaccato di vita solitamente poco visibile e su un lavoro in gran parte non riconosciuto. La visione di questo video potrebbe dunque suggerire una nuova prospettiva sugli alpinisti e sulla retorica che accompagna le loro imprese.

La prima notizia sorprendente è che, fino all’anno scorso, 6.664 persone avevano raggiunto la famosa vetta, lasciando in media 8 kg di rifiuti sul pendio. Un comportamento forse accettabile in una prima impresa, ma si può immaginare cosa avrebbe da dire un’autorità dei parchi nazionali a riguardo.

I calcoli indicano che la quantità di spazzatura lasciata sul fianco della montagna corrisponde a circa 53 auto familiari. Si tratta soprattutto di bombole d’ossigeno, abbandonate alle cure degli sherpa locali che non sono certo immuni da rischi. Nel 2014, 16 di loro sono morti per il cedimento del ghiacciaio Khumbu.

A partire dall’aprile 2024, DJI ha iniziato i test di consegna con droni insieme a 8KRAW e una compagnia locale per stabilire se i droni potessero affrontare le difficili condizioni climatiche del luogo, e si è scoperto che l’enorme drone da 42,5 kg – senza batterie – era all’altezza della sfida.

Il velivolo è in grado di sopportare un carico di circa 30 kg in circostanze ideali, e testato nelle basse temperature di -20 gradi centigradi (-4F) con forti venti trasversali e l’aria relativamente rarefatta dell’Everest è stato comunque in grado di effettuare con successo consegne tra gli accampamenti.

Ciò significa che può essere programmato per farlo con la semplice pressione di un pulsante, guidato dal GPS lungo il percorso, evitando così agli sherpa molti viaggi di andata e ritorno potenzialmente pericolosi. Il drone, inoltre, può anche essere sfruttato in situazioni di ricerca e soccorso.

Questa nuova tecnologia, dunque, si rivela senza dubbio straordinaria, ma è lecito chiedersi, di fronte alle immagini, quante persone abbiano davvero bisogno di scalare l’Everest. Il video, forse, ci ha posto di fronte a un problema su cui avremmo dovuto interrogarci prima, ma, nello stesso tempo, ci ha mostrato la soluzione!

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